
La penisola salentina
Prima di parlare della viticoltura nel Salento, vogliamo anzitutto precisare dove si trova esattamente questo lembo di terra. Il Salento è la parte più orientale della Puglia e si estende da Leuca, a sud, sino a quella linea immaginaria che unisce il Golfo di Taranto ai comuni di Palagiano, Alberobello, Locorotondo e Fasano. La sua estensione arriva a poco meno di 6000 km². La penisola salentina è bagnata a ovest dallo Ionio e a est dall’Adriatico ed è prevalentemente pianeggiante. I rilievi collinari sono confinati a nord, nelle Murge tarantine e brindisine, e a sud, nelle Serre salentine. I livelli di precipitazioni sono da sempre scarsi e il clima in inverno è mite e in estate torrido e secco. Visti i cambiamenti climatici in atto, le mezze stagioni stanno progressivamente scomparendo; quando presenti, generalmente si contraddistinguono per essere calde. Le tipologie di terreno sono varie e l’esposizione al sole è particolarmente intensa e prolungata soprattutto nei periodi estivi.
Influenze climatiche e del suolo sulla viticoltura
Il clima particolarmente caldo di questa subregione implica che essa è dominata dalla coltivazione di uve a bacca rossa. La disponibilità di calore extra e l’eccessiva luce del sole nel periodo di maturazione porta alla produzione di vini di ancora più corpo, con tannini più maturi, con livelli di alcool più elevati e più bassi livelli di acidità. Altra nota rilevante è, dove presente, l’influenza della brezza marina dovuta alla vicinanza dei vigneti al mare. La tipologia di terreno assieme alla prossimità dell’Adriatico o dello Ionio contribuiscono a dare sapidità ad alcuni vini del Salento, sicuro punto di differenziazione sul mercato enologico.
La viticoltura nel Salento
Riapriamo il discorso sulla viticoltura nel Salento. Nonostante tutto il settore primario, di cui fa parte l’agricoltura, viva ormai una fase di indubbio declino su tutto il territorio, la viticoltura rappresenta una delle poche cultivar ad aver preservato e incrementato, nel corso degli anni, il suo valore. I problemi e le sfide in agricoltura sono innumerevoli: un ricambio generazionale sempre più difficile da attuare, temperature progressivamente sempre più elevate, riduzione della disponibilità di acqua, perdita di fertilità del suolo… Ci sono però dei fattori che possono sicuramente essere considerati per ripartire da una differente prospettiva: quell’interesse testimoniato per i prodotti di qualità, tipici e locali; quella crescente considerazione delle implicazioni ambientali, nonché l’aiuto che può portare la diversificazione verso forme di economia moderna e sostenibile.
Oltre alle varietà di natura internazionale coltivate nel Salento, come il Cabernet Sauvignon e lo Chardonnay, il mercato sta sicuramente apprezzando e interessandosi sempre più agli autoctoni (viti originarie dell’area geografica considerata). I vigneti autoctoni del Salento sono: il Primitivo, il Negroamaro, il Susumaniello, l’Ottavianello e il Notardomenico per i rossi. Il Bianco D’Alessano, il Minutolo, il Pampanuto, il Francavidda, l’Impigno e il Moscatello Selvatico per i bianchi.
Nei prossimi mesi dedicheremo una rubrica apposita a queste varietà, all’interno della quale le approfondiremo…