
Il Bianco d’Alessano, come già accennato in precedenza, è una varietà a bacca bianca autoctona della Puglia. Nelle regioni dal clima caldo, come appunto quello pugliese, la produzione di vini bianchi si concentra principalmente su alti volumi non particolarmente costosi e complessi, spesso neutri a livello aromatico. Questi prodotti comunque riscuotono successo sul mercato internazionale, in quanto apprezzati per essere di facile beva, alla portata di tutte le tasche e derivanti da fonti affidabili.
La nostra selezione si è concentrata sul Cupa, un Bianco d’Alessano originario proprio di quella Valle d’Itria che tanta importanza riveste per questa varietà poiché considerata sua culla d’origine. Se vi verrà voglia di provarlo da solo o in abbinamento, saprete dove andare.
Le sue origini…
Le sue origini si perdono nella Valle d’Itria, fetta di terra al centro della Puglia compresa in un triangolo immaginario avente come vertici le città di Bari, Brindisi e Taranto. Troviamo traccia di questo vitigno negli scritti accurati dell’ampelografo Giuseppe di Rovasenda, che nel 1877 descrisse come il barone Antonio in Favara aveva coltivato, all’interno dei vigneti di sua proprietà, questa varietà, attestandone l’eccellenza del mosto. La grossa pecca del Bianco d’Alessano era la sua bassa produttività, motivo per il quale è stato dapprima utilizzato in uvaggio con la Verdeca. Progressivamente è stato sostituito sia da quest’ultima e sia da vitigni più funzionali in termini di produttività.
Il Bianco d’Alessano
Il Bianco d’Alessano è un vitigno non aromatico dal gusto neutro, caratterizzato da acini di dimensione media, con buccia spessa e pruinosa. Il grappolo risulta compatto. Oggi grazie ai progressi della viticoltura, sistemi di allevamento specifici hanno permesso di aumentarne la resa, giungendo così a una sua riscoperta. Lo abbiamo provato e siamo giunti alla conclusione che, oltre alla colorazione giallo paglierina, a prevalere è l’acidità che ben accompagna la componente alcolica di questo vino. Gli aromi che prevalgono sono quelli di pera e, più in secondo piano, quelli di mela, con accenni floreali. Vino semplice e, dal nostro punto di vista, senza particolari pretese per chi lo beve quando ancora giovane, anche se, secondo alcune fonti, ha una eccezionale predisposizione all’invecchiamento, potendo quindi evolvere in maniera interessante.