Il Negroamaro rappresenta, assieme al Primitivo, uno dei due capisaldi del settore vitivinicolo salentino. Questa varietà produce importanti vini rossi, ma non solo: nel tempo, si è distinta anche per produrre spumanti sia in bianco che in rosè e per la vinificazione in rosato. A conferma di ciò vi è il fatto che il primo rosato imbottigliato nella Penisola è stato ottenuto da una miscela di Negroamaro e Malvasia Nera. Alcuni produttori salentini hanno diversificato la propria offerta sul mercato, immettendo Negroamaro vinificato in bianco. È presente anche come vino da dessert, grazie soprattutto alla lavorazione delle sue uve appassite in vigna. Da tutto questo e dalla sua buona propensione all’invecchiamento, si evince la grande versatilità del Negroamaro.

Dal VII secolo a.C. ai nostri giorni…

La sua origine è antichissima, sicuramente è stato introdotto dai Greci nel VII secolo a.C. Si sa per certo che in tempi più recenti questo vitigno non era diffuso solo nel Salento o in Puglia, ma un po’ in tutto il meridione. L’invasione dell’Europa da parte della fillossera nella seconda metà dell’Ottocento ha portato alla distruzione di gran parte dei vigneti di questa varietà nel Sud Italia e al suo successivo accentramento in Puglia una volta che si è riusciti a contrastare con successo questo fastidiosissimo insetto. Prima della metà del secolo scorso, vinificare il Negroamaro significava farlo partire per le vie del nord e mai farlo approdare direttamente sul mercato. Infatti, veniva impiegato nel taglio di vini a struttura più scialba, sia per l’elevata concentrazione zuccherina che, durante la fermentazione del mosto, porta i lieviti a generare un elevato grado alcolico, e sia per l’elevata pigmentazione delle bucce dei suoi acini, che dona una intensa colorazione. Solo negli ultimi decenni si va affermando e consacrando in purezza o in uvaggio.

Il Negroamaro

Il Negroamaro oggi è diffuso soprattutto nel brindisino e nel leccese, e in maniera inferiore nel barese e nel tarantino. La pianta produce uve caratterizzate da grappoli serrati e acini grandi, con buccia spessa, pruinosa e di color nero-violacea, ricca in pigmenti.

La sua vinificazione, per buona parte in rosso, porta a vini che generalmente si presentano di colore rosso rubino, che virano al porpora con l’invecchiamento. Anche il Negroamaro è un vino corposo. Si può sicuramente valutare l’elevato grado alcolico, i tannini presenti ma ben amalgamati e non aggressivi, e l’acidità importante. Gli aromi percepiti variano in base all’età del vino, se siamo di fronte a un novello o meno. In generale gli aromi floreali al naso ben si accompagnano ai sentori di frutta rossa come la ciliegia o di bacche nere come la prugna. Sullo sfondo possiamo percepire anche sentori di erbe aromatiche o erbacee più in generale. La maturazione in legno conferisce al vino sentori balsamici e di vaniglia, mentre il suo affinamento potrebbe portare a sensazioni di tabacco. La sua versione in rosè conserva le caratteristiche organolettiche e aromatiche della varietà, mettendo in risalto la freschezza di questo vino dovuta all’acidità.

Nel salutarvi vi invitiamo a dare un’occhiata ai due nostri rossi di Negroamaro, uno più giovane e l’altro lasciato maturare in barrique di rovere francese, e alla versione in rosato da noi proposta.

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